lunedì 19 maggio 2008

Camp Duse Ep.1 - The Rio Vitoschio's youth fountain

Il sole splendeva alto nel cielo di sabato pomeriggio e i suoi raggi si specchiavano sui cofani delle tre auto. La strada scivolava via in fretta sotto le ruote vita. Ma questa è un'altra storia!
Infatti, a portiere chiuse, Filo è schizzato via come un razzo, tanto che anche il povero Stoner c'è rimasto male. Cancio, intento a farsi autografare le natiche dall'australiano della Ducati, ha perso "il treno buono" e ha percorso tutta la superstrada fino a Piobbico a 80 all'ora nella speranza di veder spuntare nello specchietto retrovisore la minacciante sagoma nera della Dotto's car! Non per cortesia, ma più che altro perchè nella macchina dell'ingegnere sancostanzese nessuno sapeva la strada...
Durante la sosta nella ridente cittadina di Piobbico, per procurarci un fornello da campo, il buon Andrea salutava tutta la popolazione, manco fosse stato il Papa in visita ai Brutti.
Ripresa la strada, abbiamo presto raggiunto la nostra meta. Il sentiero del Rio Vitoschio era alla nostra sinistra! Presto avremmo lasciato l'asfalto e la civiltà alle nostre spalle.
Zaini in spalla, vettovaglie in mano, abbiamo preso la via dei monti. Appena superate Le Porte d'ingresso, il torrente Vitoschio si è subito presentato ai suoi invasori con una bella serie di guadi e passaggi su improvvisati ponti di rocce che hanno mietuto le loro prime vittime tra calzetti e scarpe non idonei a tali passaggi. Ma nulla ha potuto contro la tenacia e l'unità del gruppo di via Duse... ponti umani, sacrifici umani (quel diavolo di Ale attraversava camminando sulle acque manco fosse la 2^ reincarnazione di quel dio più volte invocato durante il weekend)... insomma, dopo 2 ore di difficoltà e chiacchiere arriviamo in una radura del sottobosco che accoglierà il Camp Duse!!!
Ma la radura, da subito, mostra cattivi presagi... resti carbonizzati, ceri cerimoniali, vesti strappate vengono subito occultate da Filo, onde evitare inutili psicosi nella truppa.
Subito, come per una naturale attitudine, ognuno si fa carico dei propri doveri. Vengono delimitati i confini, issate e fissate le tende e.... ritrovati i ceri edicolari (maledetto Cancio!). I primordiali istinti sono affiorati fin da subito negli animi, da uomini assuefatti di civiltà ognuno di noi ha spento cellulare (inutie mattonella di plastica) e iniziato a raccogliere legna per la sera, spaccare legna per il fuoco e messo in fresco beveraggi e carne... Sontanto l'ing. Cancellieri non riusciva a capacitarsi del come la sua televisione portatile, nuova fiammante, non potesse ricevere il vitale segnale di Italia 1 all'interno della gola. Seduto sullo sgabello al centro del campo, stringendo al seno l'ormai freddo teledomestico, con le lacrime agli occhi e la morte nel cuore Cancio dava l'addio ai suoi sogni di poter vedere la gara di MotoGP.
Verso sera, ma prima del calar delle tenebre, un gruppetto guidato da Dotto e composto da Andre, Cancio, Gaia e Samuele, ha tentato di ragiungere la fantomatica fonte dell'eterna giovinezza. Le indicazioni di Ale purtroppo non erano abbastanza dettagliate, ed il gruppo è riuscito soltanto a localizzare la cascata del Rio, ma nessun segno della fonte miracolosa.

La cascata formata dal Rio Vitoschio


Il dotto in un momento di disperazione

Fatto ritorno al campo, a mani nude, ma con utili informazioni sul territorio circostante, abbiamo consumato una succulenta cena preparata dalle donne del branco, Alice, Daria, e Silvia, sotto l'attenta direzione di Filo. Le ottime bistecche, costolette, salsiccie e verdure grigliate sono state letteralmente spolverate, il tutto oleato da vino rosso e abbondante birra (che quarda caso si chiamava Hell beer).

Lo chef Filo in cucina


Il resto della serata, attorno al fuoco sempre alimentato dal masrto fochista Ale, è trascorso senza intoppi, tra ciarle e giochini vari... Senza intoppi sempre se non consideriamo l'ormai delirante Cancio che posseduto da chissà quale spirito, riaccendeva i funesti ceri rossi, nonstante il buon Filo tentasse di esorcizzarlo a suon di bestemmie!

Cancio posseduto... speriamo si riprenda in fretta


Il gruppo attorno al fuoco


L'alba del secondo giorno ci accoglie con un cielo "quasi" limpido e, consumata la colazione a base di latte e macine, tutto il gruppo si è mosso alla ricerca della magica fonte. Riempiti gli zaini di bottiglie vuote e gli animi di buone speranze, la colonna si è mossa seguendo i passi della nostra guida (per esser precisi Ale). Nonostante le difficoltà, i passaggi al limite e la fitta boscaglia, senza nessuna perdita umana siamo giunti ove più oltre non potevamo spingerci. L'acqua del Rio Vitoschio usciva limpida dalla gola per riempire una pozza cristallina. Stanchi, ma felici di aver visto tali opere della natura, decidiamo di far ritorno al campo. La fonte non era stata ancora trovata, ma l'ora di pranzo si avvicinava e il fuoco era ancora da accendere. Sulla via del ritorno decidiamo di fare la rituale foto di gruppo, ma il tempo inclemente ci sorprende a metà strada regalandoci un fresco scroscio primavelire!

Il gruppo ancora asciutto


Raggiunto il campo, mollicci, ci infiliamo subito in tenda, chi può mangia, gli altri spengono la fame giocando a cuori o a briscola. Sempre e soltanto il pocero Cancio, coperto di tutto punto, in preda ad una follia isterica, abbandona in solitaria il campo per portare in salvo la sua televisione.
Intanto la natura comanda e fa il suo gioco, ci regala dapprima un'ora di pioggia, poi una serie si scrosci irregolari, brevi ma intensi, utili soprattutto a farci inzuppare per benino mentre tentiamo di smontare il campo per tornarcene da dove eravamo venuti. Sconsolati, stanchi, ma felici, riprendiamo la via di casa. Ora il terreno e le rocce sono bagnati, e la marcia è ben più disagevole, ma il gruppo è solido e i meccanismi oleati. Man mano che ci allontaniamo da qullo che era il nostro campo base, il clima rabbonisce. La via si rischiara, il sole si riaffaccia tra le nuvole, i cinguettii prendono il posto degli ululati... Ok, la Natura ha vinto. Si è difesa con le sue armi migliori da questi intrusi urbani. La fonte dell'eterna giovinezza è salva, celata dalle stesse creature che lei stessa alimenta fin dall'alba dei tempi. Ma la Compagnia Duse non si da per vinta...
Nuove spedizioni sono già state programmate...
La prossima volta andrà diversamente...
Ma per ora ci siamo consolati con un aperitivo al Bon Bon!

2 commenti:

Silvia ha detto...

Bravo Samu!!!!

Un ottimo resoconto della nostra prima avventura nel selvggio mondo del campeggio!

Chissà cosa ci serberà il futuro per il 2° Camp Duse, sotto la guida dei nostri diabolici capi scout?!?!

Filo ha detto...

Bel racconto, veritiero e divertente. Mettimi le foto nella cartella condivisa, grazie.